La blockchain salverà il Made in Italy (e la nostra salute)

11.Set.2018Interviste

Addio “Parmesan” e “mozzarille”. Il futuro della tracciabilità alimentare è già qui e si chiama blockchain. Il fenomeno dell’italian sounding, ovvero l’utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l’Italia in prodotti che, però, di Made in Italy non hanno proprio nulla, costa all’Italia 65 miliardi di euro ogni anno. Un problema di grande attualità anche nel dibattito politico sul CETA, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada, che ha riacceso le polemiche sulla necessità di proteggere il “made in” dalle imitazioni americane.

La soluzione, però, esiste e si chiama blockchain, come spiega Andrea Tortorella, AD di Consulcesi Tech e autore del libro “Criptosvelate”: «Grazie a questa tecnologia, la filiera alimentare diventa completamente tracciabile, identificando ogni singolo prodotto con un codice univoco a cui associare qualsiasi informazione, dalla provenienza delle materie prime utilizzate, fino al modo in cui i prodotti sono stati trasportati prima di arrivare sugli scaffali dei supermercati».

Ma cosa c’entra la nostra salute in tutto questo? «Pensiamo, ad esempio, a chi soffre di celiachia – risponde Andrea Tortorella –: grazie alla Blockchain è possibile sapere se un prodotto in apparenza innocuo è stato trasportato insieme ad altri prodotti a base di farine tradizionali. Stesso discorso vale per il settore biologico, del chilometro zero, delle certificazioni DOP: sarà tutto verificabile. Le imprese virtuose e i loro prodotti saranno apprezzati di più e le frodi alimentari, che possono aver ripercussioni anche serie sulla nostra salute, contrastate».