La Consob regola le Ico e i cripto-asset: siamo alla svolta decisiva

29.Mar.2019Editoriale

Eppur si muove. Qualcosa, in effetti, in Italia si sta muovendo riguardo alla regolamentazione dei cripto-asset. La decisione della Consob di pubblicare una consultazione sulle Ico, le offerte pubbliche iniziali, e sugli scambi di cripto-attività ne è una prova timida ma dal grande valore simbolico. Con questa iniziativa, la Commissione nazionale per le società e la Borsa dimostra di andarci con i piedi di piombo ma è evidente che il fine ultimo sia quello di intervenire con una legge organica e strutturata emanata dal Parlamento. Tutti i soggetti interessati (fornitori, investitori e risparmiatori) hanno così sessanta giorni per alimentare un dibattito che intende definire i cripto-asset e disciplinare le offerte e gli scambi, ma già a metà aprile dovremmo avere un primo riscontro nel corso di un’audizione pubblica. A consultazione chiusa, poi, i pareri raccolti saranno presentati al governo che deciderà come agire, evitando però rigide norme che avrebbero come unico effetto la paralisi di un settore in espansione.

La Consob è orientata a una disciplina ad hoc, sulla falsa riga della posizione assunta dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma), ritenendo che queste attività abbiano caratteristiche differenti rispetto a quelle tradizionali. Una direzione ben diversa da quelle intraprese all’estero, dove alcuni Paesi hanno preferito evitare la strada del provvedimento legislativo mentre altri hanno qualificato i cripto-asset come strumenti finanziari veri e propri. La materia, tuttavia, necessita di un fronte comune e compatto. È la stessa autorità indipendente ad auspicarlo quando specifica che la consultazione, composta da quindici quesiti, viene svolta «in attesa della definizione in ambito europeo di un condiviso orientamento circa la qualificazione giuridica dei crypto-asset».

Molti paesi del Vecchio continente hanno già provveduto. Lo scorso anno Malta ha fatto scuola con l’entrata in vigore di tre norme che riguardano rispettivamente l’istituzione di un’autorità ad hoc; la Blockchain, le DLT e gli smart contract; le offerte e gli scambi di token. In Svizzera l’autorità finanziaria ha pubblicato delle linee guida contenenti anche una classificazione dei token e l’Assemblea federale pochi giorni fa ha approvato una mozione favorevole alla disciplina delle criptovalute. Il regolatore dei mercati finanziari francese ha invece optato per una soluzione simile a quella italiana: una consultazione sulle Ico che ha favorito la legalizzazione della blockchain e delle transazioni finanziarie effettuate attraverso i registri distribuiti. In Germania l’autorità federale di vigilanza finanziaria ha autorizzato l’emissione di un security token, mentre la redazione di un piano per i registri distribuiti è attesa per la prossima estate. La Russia sembra infine a un passo dall’adozione della regolamentazione degli asset digitali e dalla realizzazione di offshore in grado di attrarre maggiori risorse.

Consulcesi Tech, azienda leader negli ambiti della blockchain e della cybersecurity, ha deciso di partecipare alla consultazione mettendo a disposizione della Consob l’esperienza maturata in un contesto finora non disciplinato. Più volte, anche su queste pagine, abbiamo invocato la costituzione di un quadro regolatorio chiaro, convinti che la certezza normativa favorisca investimenti anche da parte di attori stranieri. Anzi, nel lavoro di consulenza che offriamo – tra gli altri – a numerosi paesi dell’Europa centrale, abbiamo già contribuito alla nascita di altri framework legislativi.

È apprezzabile la richiesta di partecipazione attiva giunta dalla Consob a garanzia di tutti gli stakeholder. L’attenzione dimostrata nei confronti degli investitori denota un cambio di passo in linea con quanto il nuovo presidente Paolo Savona affermava già nel 2017: «Gli economisti direbbero che con le criptovalute la creazione monetaria si tramuterà da supply a demand induced; sarà cioè indotta dalla domanda di moneta, non più dall’offerta decisa dalle banche centrali sotto il controllo dello Stato».

Un’inversione di paradigma che chiama in causa direttamente le istituzioni finanziarie internazionali, che negli ultimi mesi hanno dimostrato un’apertura sempre maggiore alle Ico, ai token, alla blockchain e alle criptovalute. Pensiamo, soprattutto, al Fondo Monetario Internazionale, presieduto da quella Christine Lagarde che soltanto pochi mesi fa ipotizzava l’estrazione di valute digitali sotto il controllo dei governi nazionali.

Il prossimo 19 maggio, con la chiusura della consultazione, sapremo se l’Italia avrà deciso di sfruttare questa grande occasione. Consapevoli che si tratta soltanto della prima tappa del lungo percorso di modernizzazione del paese.