Il futuro? Una blockchain in ogni azienda

20.Mar.2019Editoriale

Articolo pubblicato su Milano Finanza del 20 marzo 2019

«Nel futuro vedo un computer su ogni scrivania e uno in ogni casa». Bill Gates, 1975. Mai profezia fu più azzeccata. E pensare che avremmo dovuto aspettare 14 anni per la nascita del world wide web, che ha reso il computer un medium indispensabile per il lavoro e per il tempo libero. Oggi a seguire le orme del web è la blockchain, la cui diffusione capillare in tutti i settori – non soltanto a livello aziendale – è annunciata dai maggiori esperti in materia.

Il web è nato nel 1989 mentre la blockchain, nella versione distribuita che conosciamo oggi, è stata introdotta nel 2008. Tuttavia nei primi 10 anni di vita hanno fatto registrare una crescita molto simile. Un incremento costante, il loro, che presuppone la definitiva esplosione della tecnologia diventata famosa per supportare il bitcoin. Il processo inaugurato dal “www” viene proseguito dalla blockchain: il primo ha reso i dati disponibili, open source e alla portata di tutti, la seconda ha fornito gli strumenti per governare, mettere in sicurezza, rendere trasparenti e immutabili le informazioni. La blockchain, in sostanza, mette ordine al caos della Rete secondo un rapporto di complementarietà. Non a caso l’adozione mainstream della Distributed ledger technology in aree diverse da quella iniziale (bitcoin) è resa possibile dalla combinazione con l’Internet of Things.

Proprio come avvenuto per il web, anche la blockchain viene usata in un numero sempre maggiore di settori. Tra il 2014 e il 2018 il suo utilizzo è cresciuto del 904% e le previsioni per il futuro sono più che positive. Secondo un recente studio realizzato dall’International Data Corporation (IDC), nell’anno in corso la spesa mondiale per le soluzioni blockchain sarà di circa 2,9 miliardi di dollari, con un incremento dell’88,7% rispetto al risultato del 2018 (1,5 miliardi di dollari). La società specializzata in ricerche di mercato si aspetta inoltre che nel 2022 la spesa sarà pari a 12,4 miliardi di dollari.

A fare la parte del leone sono i pagamenti transfrontalieri: 453 milioni di dollari nel 2019. I trasferimenti di denaro rappresentano indubbiamente un terreno fertile per la blockchain e per le criptovalute che utilizzano questa tecnologia, bitcoin su tutti. Nel 2018, per il secondo anno consecutivo, la principale moneta digitale ha superato il volume delle transazioni di PayPal (1,3 trilioni contro 578,65 miliardi di dollari).

Oggi 32 milioni di utenti finali possiedono già un wallet blockchain (sono i cosiddetti “early adopters”), ma le previsioni nel breve periodo indicano una crescita esponenziale, così come avvenuto per la rivoluzione del web. L’affermazione definitiva della tecnologia finanziaria, al pari di internet, arriverà con la regolamentazione. Regole chiare e certe, condivise dai soggetti pubblici e privati non possono che rassicurare gli utenti e dare avvio a un circolo virtuoso in grado di portare benefici a tutti gli attori.

L’Italia è messa meglio di quanto si possa pensare. Una survey condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano dimostra che il nostro Paese è terzo in Europa per numero di progetti. A presentarli sono soprattutto le aziende di grandi dimensioni e le startup che cercano supporto operativo nella realizzazione di ICO. La maggior parte delle imprese non ha ancora un budget né un team dedicato alla blockchain.

Se guardiamo al passato e chiudiamo gli occhi possiamo ancora ricordare il rumore assordante e fastidioso del modem 56k. In pochi anni abbiamo fatto un salto in avanti prodigioso. Di fronte a noi si stanno aprendo le porte dell’Internet of Value, che permette lo scambio di beni di valore senza intermediari e in modo programmabile attraverso gli Smart Contract. L’obiettivo è ambizioso: vedere una blockchain in ogni azienda.