I ricavi dei minatori di Bitcoin si avvicinano a 5 miliardi di dollari, ma la redditività si abbassa

17.Ott.2018Editoriale

Nonostante il mercato ribassista, il prezzo del Bitcoin è ancora un 40% superiore allo stesso periodo del 2017: parimenti, il ricavo per i minatori di Bitcoin nei primi 6 mesi del 2018 ha superato quello dell’intero 2017. Il premio di coinbase pari a 54000 Bitcoin al mese è ancora in palio per tutti. Nei primi tre trimestri del 2018, tale premio e le commissioni per i minatori che mettono in sicurezza la rete Bitcoin hanno superato i 4,7 miliardi di dollari (cfr. grafico qui sotto).

I propositi d’investimento dei minatori più piccoli sono risultati validi per quasi tutto il 2018, ma da settembre essi hanno cominciato ad essere più discutibili a causa dell’incremento della potenza di elaborazione registratosi in conseguenza dei tentativi di ottenimento del premio messo in palio da coinbase. Invero, a gennaio 2018, i profitti stimati erano pari a circa l’87% del ricavo totale mensile (a sua volta pari a circa 1,03 miliardi di dollari), mentre a settembre essi ne hanno costituito solo il 2%. Anche i ricavi totali sono risultati in frenata a circa 0,37 miliardi di dollari (cfr. grafico qui sotto).

In altre parole – e come si evince dai costi per il consumo dell’energia elettrica nel grafico precedente – durante l’anno sono cresciuti i costi insieme al tasso di elaborazione (harsh rate) della rete Bitcoin, ovvero la potenza che consuma una rete relativa ad una criptovaluta per continuare a funzionare in maniera continua. Per funzionamento in maniera continua s’intende un consumo d’energia elettrica per generare e trovare blocchi ad un tempo medio normale di 10 minuti. Questo incremento dei consumi ha generato perdite per i minatori.

La Cina, con un costo medio al dettaglio di 0,08 dollari per kw/h, ed un costo all’ingrosso stimato in circa la metà, è ad oggi uno dei pochi Paesi in cui avrebbe senso fare attività di mineraggio sul Bitcoin ai costi di mercato dell’energia elettrica. E anche così, comunque, le attrezzature, i salari da pagare, gli affitti e gli altri costi necessari e regolari renderebbero non redditizie le operazioni di mineraggio effettuate da persone senza esperienza.

La Bitmain ha ultimamente pubblicato delle notizie relative alle sue operazioni a supporto dell’imminente quotazione ad Hong Kong e ha mostrato un modello di business che potrebbe portare all’attenzione degli addetti ai lavori e del pubblico tutta una nuova realtà economica.

La società, che attualmente gestisce due fra i grandi gruppi di mineraggio, è anche un investitore chiave di ViaBTC, e si affida alla vendita delle attrezzature necessarie al mineraggio stesso. Nei primi 6 mesi del 2018, il 95% dei suoi ricavi è stato prodotto attraverso la vendita dei suoi dispositivi e di conseguenza, per la Bitmain, i profitti arrivano quando i minatori guadagnano. Secondo le informazioni che trapelano dalla sua IPO, il gigante dell’attrezzatura di mineraggio vende poco più della metà dei suoi dispositivi elettronici (51,8%) a clienti internazionali. La stima è quella di controllarne il 75% del mercato a livello mondiale.

Oltre ad aver esteso i suoi tentacoli in giro per il mondo con le sue operazioni e i suoi stabilimenti, la Bitmain gestisce anche 11 strutture per l’attività di mineraggio in Cina, dove detiene circa 200 mila unità all’uopo. Se tali unità dovessero utilizzare dispositivi S9 (l’antiminer S9 è probabilmente la più potente attrezzatura elettronica per il mineraggio in grado ancora di generare un ROI positivo nel 2018) solo per il Bitcoin allora, esse costituirebbero quasi il 6% dell’attuale potenza di elaborazione della rete della più importante criptovaluta, appena sotto il record di tutti i tempi.

Nel corso del primo trimestre del 2019, la Bitmain ha in cantiere la messa online di 3 stabilimenti (mining farm) negli USA (nello Stato dello Washington, in Texas e in Tennessee) e quindi essa potrebbe divenire uno dei principali oligopolisti del settore che tenterà di mantenere redditività per la rete Bitcoin. Questo includendo le proprie operazioni anche nei paesi occidentali dove le spese operative probabilmente saranno più alte rispetto a quelle affrontate dalla casa madre.

Il restringimento della potenza di elaborazione registrato negli ultimi mesi non durerà molto. Ad oggi, le grandi operazioni di mineraggio a costi energetici bassi viaggiano ad un valore compreso fra il 50 e il 60% dei profitti lordi del Bitcoin e a questi livelli il mercato ha molto spazio ancora per crescere ma anche i profitti hanno molto spazio per ridursi. Ciò significa che il mineraggio del Bitcoin è andato e continuerà ad andare verso il campo dei grandi attori con forti disponibilità finanziarie.