I Big strizzano l’occhio alle criptovalute

06.Feb.2019Editoriale

Articolo pubblicato su “Milano Finanza” del 6 febbraio 2019

La corsa c’è ma non si vede. I colossi dell’economia e della tecnologia globale ci hanno abituato a presentazioni spettacolari, a dichiarazioni improvvise, ad accelerate impressionanti che cambiano il mondo sotto ai nostri occhi dall’oggi al domani. In realtà, sappiamo bene che in pochi si espongono pubblicamente mentre lavorano su una determinata tecnologia o su una nuova idea, e gli appassionati devono accontentarsi dei classici rumors. Lo stesso sta accadendo nel settore delle criptovalute e della Blockchain. Un nome su tutti? Google.

Se consideriamo per un attimo la storia di questo tipo di asset, si potrebbe pensare che un po’ tutti i big abbiano avuto qualche resistenza nell’accettarlo: per decenni il fenomeno è rimasto sottotraccia, quasi volesse restare nascosto e il più possibile sconosciuto a chiunque facesse parte dell’economia “ufficiale”. Insomma, creare una tecnologia capace, un domani, di imporsi a livello mondiale a discapito di quella comune e inventare una moneta nuova, per la prima volta non fisica ma composta di codici univoci e inalterabili, sembrano effettivamente fasi di un progetto volto a creare un sistema economico e tecnologico alternativo a quello mainstream (e, in quanto tale, una potenziale minaccia).

Con il tempo si è capito che non è così. Appare ormai chiaro che Blockchain e criptomonete non sono uno strumento del diavolo ma un’importante occasione di evoluzione sia dei meccanismi che “gestiscono” il mondo (democrazia, sanità, economia, ecc.), sia delle strutture e delle opportunità dei colossi economico-tecnologici, oggi di fronte ad un nuovo tipo di intelligenza, una nuova strada per continuare ad espandersi e a farlo più velocemente che mai e con molti meno rischi che in passato.

Google, dicevamo, ha di recente stretto partnership con due startup che si occupano di Blockchain (BlockApps e Digital Asset) per creare nuove Applicazioni che basano il proprio funzionamento su questa tecnologia. L’idea è quella di far entrare nel Google Cloud Platform strumenti che permettano agli utenti di utilizzare anche la tecnologia Blockchain nei modi più utili per le loro attività e per i loro clienti. Pare che anche la piattaforma riconducibile ad Ethereum (una delle criptomonete più importanti e conosciute) faccia parte di questo progetto.

La notizia è stata accolta con entusiasmo dagli utenti di Ethereum, consapevoli che se Google punta i riflettori su di te, il tuo valore cresce a dismisura e non passerà molto tempo prima che anche altri colossi si facciano avanti. In realtà, Google non ha fatto altro che mettersi in linea con gli altri giganti della tecnologia mondiale che stanno cominciando a creare offerte “Blockchain as a service” (per citarne solo alcuni: Microsoft, Amazon e IBM).

Le aziende si stanno adattando a questo cambiamento grazie al lavoro di professionisti accuratamente formati, profumatamente pagati e scelti proprio per lavorare su queste piattaforme e per prevederne possibili utilizzi e sviluppi. Sono questi i lavoratori del futuro, le figure più richieste una volta che la Blockchain si sarà definitivamente imposta (e non manca molto perché ciò accada). Per questo motivo le principali università del mondo stanno sviluppando percorsi formativi ad hoc per queste nuove figure. In Italia, ad esempio, la Link Campus University, in collaborazione con Consulcesi Tech, ha sviluppato il primo “MBA in Blockchain ed economia”. Questo master ha come obiettivo principale quello di dare ai professionisti di domani gli elementi necessari per affermarsi nel settore: dallo studio tecnico della materia e lo sviluppo delle capacità di programmazione all’approfondimento di tipo economico. Percorsi come questi diventeranno sempre più diffusi e non è difficile prevedere una repentina esplosione di richieste di professionisti capaci di utilizzare al meglio questa tecnologia.

Appare chiaro dunque che ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale. O meglio, siamo esattamente sulla cesura che divide il “before blockchain” da ciò che viene dopo. Le più grandi aziende del mondo, le strutture statali più avanzate, l’economia internazionale, il mondo del lavoro: tutto sarà travolto dall’onda che proprio oggi stiamo surfando. Intendiamoci, l’onda non distruggerà nulla. Non lascerà macerie dietro di sé. Tutto però verrà trasformato in qualcosa di nuovo e di più efficiente. Qualcosa di definitivo.