Gli istituti finanziari credono nelle criptovalute ma servono regole certe
Aumentano gli istituti finanziari che offrono ai propri clienti servizi crittografati e lanciano nuovi fondi di monete digitali. Salil Deshpande su Fortune spiega che questo mercato potenzialmente potrebbe poggiare su scambi multimiliardari ma gli ostacoli normativi rallentano la completa esplosione di tale business fondato essenzialmente sulla fiducia e sulla necessità di regole certe.
Le criptovalute sono nate per il mercato “al dettaglio”, ossia per gli investimenti di imprenditori privati ma sono i soggetti istituzionali a rappresentare il bacino più appetibile.
Cominciano così a nascere le prime piattaforme di valute virtuali che, su licenza, assistono gli istituti in operazioni quali scambi e transazioni.
Si stanno delineando due condizioni, imprescindibili e complementari:
– un sistema centralizzato che rispecchia il sistema finanziario tradizionale
– una versione decentralizzata con protocolli costruiti per supportare le funzioni indipendenti.
Le banche centrali sono chiamate a intervenire per colmare le lacune di sistema per arginare l’inflazione e la svalutazione per non danneggiare le economie nazionali. Per questo motivo le aziende stanno puntando sui stablecoin, il cui valore è meno soggetto alla volatilità in quando ancorati a monete tradizionali quali, per esempio, il dollaro statunitense.