Criptovalute e notizie
Negli ultimi anni le criptovalute hanno attratto l’attenzione di molti per i veloci movimenti di prezzo ma allo stesso tempo hanno scatenato le preoccupazioni dei vari organi di vigilanza di tutto il mondo. Benché si pensi spesso che nei loro mercati si operi fuori dallo sguardo delle autorità di regolamentazione, i valori e i volumi relativi alle loro transazioni reagiscono in maniera sostanziale alle notizie sulle azioni che quelle autorità avviano.
Utilizzando un nuovissimo dataset in cui vengono raccolte informazioni su notizie riguardanti i policy statements emessi dalle organizzazioni di vigilanza e regolamentazione, dalle banche centrali, da istituzioni internazionali e da organi che ne definiscono gli standard, uno studio della Banca dei Regolamenti Internazionali (Auer e Claessens, BRI 2018) effettuato per il periodo fra il 2015 e la metà del 2018 riesce ad identificare 151 eventi positivi o negativi. Attraverso una regressione lineare semplice del rendimento del prezzo del Bitcoin utilizzando una finestra temporale di 10 giorni (ovvero calcolando il logaritmo del rapporto fra il prezzo del Bitcoin 8 giorni dopo la notizia e 2 giorni prima) su un particolare indicatore di regolamentazione basato sul quadro normativo, sulla possibilità che possa essere assimilabile ad una moneta, su eventuali divieti e sul fatto che sia considerato o meno come gli altri strumenti finanziari, gli autori mostrano come il mercato delle criptovalute risponda fortemente alle notizie che riguardano il loro status legale. Oltre ai divieti generalizzati sul loro utilizzo per transazioni finanziarie, gli eventi relativi all’applicazione su di essi delle leggi già applicate ad altri strumenti finanziari generici hanno impatti fortemente negativi sui loro valori, così come le notizie che segnalano esplicitamente l’impossibilità di trattare le criptovalute come normali monete. Quelle che indicano invece un nuovo, possibile quadro normativo e le notizie sulle ICO coincidono con i più forti guadagni di mercato. In secondo luogo, anche le notizie riguardanti regolamentazioni anti-riciclaggio di denaro sporco e contro il finanziamento del terrorismo e quelle che ne limitano l’interoperabilità con i sistemi finanziari regolamentati impattano negativamente sui loro mercati. In terzo luogo, avvisi generali non meglio specificati non hanno alcun effetto, né lo hanno le notizie che riguardano la possibilità che una banca centrale inizi ad emettere una moneta digitale. Infine, lo studio trova anche grandi differenze di prezzo a seconda delle giurisdizioni, cosa che segnala una certa segmentazione di mercato.
A titolo d’esempio i ricercatori ricordano come la decisione della SEC statunitense di rifiutare nel marzo 2017 una proposta di modifica delle regole di borsa per permettere la creazione di un ETF per i Bitcoin fece ridurre il prezzo della criptovaluta del 16% in soli 5 minuti. La conferma del diniego avvenuta il 26 luglio 2018 ha causato una riduzione del suo valore del 3,7% in un brevissimo periodo di tempo. Quando, nel giugno 2018, l’Agenzia giapponese per i servizi finanziari ha ordinato a 6 exchange di criptovalute di migliorare le loro procedure per prevenire il riciclaggio di denaro sporco, il prezzo si è fortemente abbassato ma in un intervallo di tempo di alcune ore. I ricercatori della BRI evidenziano inoltre come, in media, una notizia positiva coincida con un rendimento del Bitcoin dello 0,33% in 2 ore e dell’1,52% in 24 ore. Le notizie negative invece hanno un rendimento più basso rispettivamente di 0,32 e 3,12 punti percentuali nelle medesime finestre temporali.
Utilizzando i coefficienti stimati per modello relativo ai prezzi del Bitcoin, gli studiosi della BRI calcolano poi un indice sulle notizie relative alla regolamentazione delle criptovalute (CRNI). Quando questo indice aumenta (ovvero quando le notizie sono più negative) non solo diminuisce il prezzo del Bitcoin ma anche quello delle altre criptovalute considerate (Ethereum, Bitcoin cash, Litecoin, Monero, Zcash, Ripple). Diminuiscono inoltre anche il numero e i volumi delle transazioni, gli indirizzi attivi e il rendimento dell’attività di mining (queste ultime due statistiche sono disponibili solo per Ethereum e per le diramazioni non anonime del Bitcoin).
Come sopra accennato, le notizie riguardanti le regolamentazioni nazionali presentano un impatto sostanziale su questo particolare tipo di asset benché essi non abbiano alcuna residenza legale e siano commerciati a livello internazionale. Questo è abbastanza normale giacché gli investitori in criptovalute devono necessariamente affidarsi ad istituzioni di vigilanza e regolamentazione per convertirle in moneta fiat. Inoltre anche molti cripto-wallet online sono spesso regolamentati: l’arbitraggio internazionale diviene conseguentemente molto limitato. Gli investitori, non possono accedere a criptovalute scambiate all’estero, spesso perché non hanno la residenza o un conto bancario in un determinato paese. Questi fattori determinano una forte segmentazione di mercato a livello nazionale. Un esempio di questo arbitraggio internazionale limitato è il cosiddetto premio “kimchi” (ovvero il fatto che il prezzo del Bitcoin in Corea supera sempre quello degli USA, in alcuni frangenti del 50%). In Cina, quando le autorità hanno rilasciato alcune notizie o informazioni, il prezzo del Bitcoin si è differenziato molto da quello USA.
In definitiva, l’analisi condotta dai ricercatori della BRI, evidenzia come in questo frangente, ci sia spazio per applicare ad esse delle regole che non sono necessariamente negative: gli andamenti dei prezzi infatti segnalano una chiara preferenza per uno status legale ben definito accompagnato da un regime di regolamentazione piuttosto snello.
1) Il rendimento di un minatore è stato calcolato come il reddito ottenuto dalle ricompense per i blocchi e le commissioni di transazione meno il costo dell’implementazione di un protocollo proof-of-work.