“Smart homes”, la blockchain applicata alla domotica
Secondo un rapporto dell’Università di Washington del 2017, negli Stati Uniti oltre 40 milioni di case sono dotate di dispositivi (come gli assistenti vocali) che le rendono “smart”. Lo stesso report prevede che il numero raddoppi entro il 2021.
Rachel Wolfson su Forbes scrive che la diffusione del fenomeno rende necessaria una riflessione sulla tema della privacy a causa del modo in cui i dati vengono registrati e memorizzati su cloud. Molte aziende sostengono di proteggere i dati personali degli utenti tramite un “privacy trust”, basato sulla fiducia degli utenti nella cancellazione delle informazioni da parte delle aziende.
Per risolvere la questione stanno nascendo piattaforme che, anziché il cloud, utilizzano la Blockchain, la crittografia e l’Intelligenza Artificiale. Questi strumenti sono pienamente conformi al Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Anziché archiviare i dati dell’utente nel cloud, essi elaborano tutti i dati sul dispositivo, garantendo che le informazioni personali rimangano all’interno delle mura delle case collegate.